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Mobilità sostenibile

Transizione elettrica: il nostro punto di vista

Il mondo accademico e scientifico si interroga sulle migliori strategie di transizione dalla modalità di trasporto tradizionale (basata su motori ICE) a quella elettrica. In particolare negli ultimi mesi si dibatte molto sul reale impatto dei motori elettrici rispetto a quelli diesel in termini di lifecycle emissions (ovvero di emissioni di gas serra considerando l'intero ciclo di vita).

Per la mobilità elettrica appare quasi scontato che una transizione a livello dei soli veicoli non sostenuta da una transizione parallela sulla produzione di energia elettrica sia un nonsenso. C'è poi una diatriba sul costo in termini di emissioni dovuto alla produzione delle batterie.

Citando come sempre le fonti ufficiali più autorevoli in materia, cerchiamo di farci un'idea abbastanza completa della questione.

Se ragioniamo alla scala UE rispetto all'attuale composizione della griglia elettrica nei vari paesi, ICCT ci offre un quadro incoraggiante che premia la mobilità elettrica. Come è ovvio, paesi che producono elettricità da fonti a zero o basse emissioni di gas serra, hanno un maggior beneficio dalla transizione elettrica rispetto a paesi, come la Germania, dove la fonte ad alte emissioni in atmosfera è prevalente. Tuttavia, anche ragionando sulla media Europea, ci si accorge che il saldo rispetto ai veicoli con motori ICE (sia di vecchia che di nuovissima concezione) è comunque positivo, nel momento in cui si portano in conto in maniera equilibrata i costi ambientali "nascosti" di entrambe le tecnologie.

Al di là dei numeri, noi di TerraUp pensiamo che la transizione verso la mobilità elettrica sia doverosa soprattutto da un punto di vista concettuale. Dire oggi che i motori a combustione interna di domani potrebbero costituire un'alternativa più ecologica dell'elettrico (di oggi) è un puro controsenso. Inverstire ricerca e risorse per produrre nuovi motori ICE e nuovi carburanti invece che virare massicciamente sulle alternative a zero emissioni (sia nella mobilità che della produzione di energia elettrica) significa chiudere gli occhi di fronte alle ultime allarmanti proiezioni rese pubbliche al COP24 di Katowice e di fronte ai trend dell'economica globale.

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